Cosa sono le politiche economiche anticicliche?

Spicchio ha scritto:Cosa sono le politiche economiche anticicliche?

Ti aiuto io con una spiegazione analitica ma succinta.

Il ciclo economico indica il susseguirsi di fasi alterne di espansione e di contrazione dell'attività economica di 1 paese come il prodotto nazionale o una variabile che lo rappresenta sinteticamente come la produzione industriale o l'occupazione. È un fenomeno tipico del sistema capitalista.

Una politica economica anticiclica costituito dall'insieme delle azioni governative per prevenire, superare o ridurre al minimo gli effetti del ciclo economico.

Politiche anticicliche, secondo la scuola keynesiana del deficit pubblico, sono il principale strumento di politica economica per mitigare gli effetti del ciclo. Così, durante la recessione, il governo dovrebbe intervenire, riduzione delle tasse, promuovendo l'espansione del credito e l'aumento di spesa, investendo in grado di stimolare l'economia. In questo modo, durante la recessione, il deficit di bilancio deve espandere al fine di ristabilire l'equilibrio economico. L'opposto dovrebbe verificarsi durante la fase ascendente del ciclo: durante i periodi di prosperità, lo stato deve aumentare la tassazione, che costituisce un surplus per pagare i loro debiti e per formare un fondo di riserva che può essere utilizzato durante i periodi di recessione (o depressione).

Spicchio ha scritto:Cosa sono le politiche economiche anticicliche?

L'economia attraversa dei cicli ineliminabili. In sostanza, ogni tanto occorre disinvestire dove si è investito troppo (capitale ma anche lavoro) e cercare nuovi sbocchi per le risorse (di nuovo, capitale e lavoro). Questi aggiustamenti sono resi necessari dal fatto che il futuro è imprevedibile, per cui le previsioni e quindi i piani basati su di esse sono sempre un po' sbagliati. Tutto ciò non è indolore: alcune aziende chiudono, altre si ridimensionano, e le persone sono costrette a cambiare tipo o luogo di lavoro. I tentativi di superare tutto ciò, sia l'economia pianificata delle repubbliche socialiste, sia la programmazione economica dei paesi occidentali negli stessi anni, si sono però dimostrate cure molto peggiori del male stesso.

Una volta individuato il fenomeno, gli economisti si dividono grossomodo in due scuole.

I keynesiani sostengono che la politica dovrebbe cercare di ammortizzare tali cicli, appunto tramite politiche anticicliche. In passato le cure proposte erano a base di un forte intervento statale in economia, ma come ho detto sopra la cura si dimostrò peggiore del male provocando una esplosione del debito pubblico e della pressione fiscale. Oggi le politiche anticicliche sono più blande e si basano su una combinazione di politiche fiscali e monetarie.

In fase di rallentamento dell'economia, le politiche mirano a fornire liquidità al sistema. Questo viene fatto abbassando i tassi d'interesse e il livello di tassazione. Ciò comporta avere un deficit di bilancio, che però viene appunto fatto con bassi tassi d'interesse. Questo stimolo deve essere temporaneo e non dovrebbe durare più di una manciata di trimestri, poi i tassi d'interesse e la tassazione dovrebbero tornare ai livelli normali. Quando l'economia accelera, occorrerebbe invece creare un avanzo di bilancio alzando i tassi d'interesse e la tassazione, così da drenare liquidità, riassorbire il debito e “ricaricare le armi”. Questa la teoria. In pratica, le banche centrali si comportano davvero così con i tassi d'interesse, mentre i governi sono tradizionalmente solerti nell'alzare le tasse, molto meno nell'abbassarle. Insomma, di rado la politica fiscale è davvero coordinata a quella monetaria. Questa è una delle critiche più forti che viene fatta dagli altri economisti a questo genere di politiche.

Gli economisti liberisti sono anche molto critici sulla opportunità e sull'efficacia di questo genere di politiche. Secondo loro, se le aziende devono ristrutturare fornire liquidità supplementare non può che posticipare queste operazioni. Mi spiego con un esempio. Mettiamo che un'azienda venda cellulari con successo, e faccia grandi investimenti grazie ai profitti conseguiti. Poi però il pubblico comincia a preferire gli smartphone, e i suoi bellissimi cellulari non piacciono più. Senza intervento pubblico, l'azienda forse chiuderà e i suoi bravissimi tecnici troveranno lavoro in aziende più “sul pezzo”. Oppure l'azienda si ristrutturerà per produrre gli smartphone, chiudendo alcuni stabilimenti ed aprendone degli altri. Fornirle liquidità tramite politiche anticicliche rischia invece di darle la tentazione di rimanere com'è, sperando che il pubblico si stanchi degli smartphone, cosa che ovviamente non succederà mai. Insomma, il rischio è quello di allungare l'agonia anziché evitarla. Ecco perché i liberisti sono contrari a salvataggi e nazionalizzazioni. Meglio lasciare fallire le aziende rimaste indietro ed aiutare la gente a cercare un nuovo lavoro in un'azienda nuova. Questa è la strada migliore per superare la crisi più velocemente e ripartire di slancio. Riguardo alle politiche monetarie, i tassi d'interesse dovrebbero essere sempre fissi per non rischiare di creare bolle finanziarie (come avvenne nel '29). La politica fiscale dovrebbe essere il più possibile neutra: gli operatori economici non dovrebbero essere influenzati nelle loro scelte da opportunità fiscali. Infine, lo Stato non dovrebbe fare né deficit né avanzo di bilancio: dovrebbe essere sempre in pareggio.

Spero di averti chiarito le idee su cosa sono le politiche anticicliche in teoria, come hanno funzionato nella realtà e quali sono le maggiori critiche.